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Giocare, pensare, inventare con i colori: il rosso Sui colori delle culture, prima parte.

Il rosso è stato il primo: per disegnare sulla pietra il profilo dell’animale cacciato o per tingere le stoffe. Il primo colore a potersi dire tale. Né bianco, né nero, con il bianco e il nero formava durante il Medio Evo una trinità di segni che nel codice sociale davano riconoscibilità al potere, al lutto, alla purezza, all’infamia, al sacro. Il rosso è stato emblema del fuoco, del sangue, della forza, della bellezza, della gioia, dell’erotismo, del pericolo, del lusso, della festa, dell’interdizione, dell’infanzia.
Il rosso è stato il colore della rivoluzione, ma anche del teatro, del velluto, dello spettacolo, della musica.

Il rosso sventola sulle barricate!
Il rosso sventola sulle barricate!
Il rosso fodera la scatola magica del teatro.
Il rosso fodera la scatola magica del teatro.

I capelli rossi di Rosso malpelo, nella novella di Verga sono l’orifiamma della malizia e della cattiveria infantile. Il protagonista di Pel di carota nel libro di Jules Renard sventola i suoi capelli come soldati in battaglia contro l’oppressione della società e la malagrazia di una madre odiosa. Secondo Alain-Fournier essere in conflitto con i genitori insegna l’irriverenza e l’irriverenza è condizione necessaria allo sviluppo completo dell’intelligenza. Quindi, viva Pel di carota. Allora Cappuccetto Rosso quando spiega al lupo come arrivare dalla nonna, forse si vuole liberare di lei e si veste per questo del colore della rivolta. Con un foglio bianco davanti, i bambini che scelgono subito la matita rossa sembrano pronti a far fracasso con i colori, a disegnare ad alta voce o a disegnare, invece, un tetto e un fiore, cioè l’alto e il basso di un mondo quasi perfetto.

Nel 1900 Suzanne Desprès, a venticinque anni, interpreta il sedicenne Pel di carota.  Senza arrossire ma con gran successo (Source gallica.bnf.fr / Bibliothèque nationale de France)
Nel 1900 Suzanne Desprès, a venticinque anni, interpreta il sedicenne Pel di carota.
Senza arrossire ma con gran successo (Source gallica.bnf.fr / Bibliothèque nationale de France)

Questo è l’Occidente ma, come diceva Mao Zedong, l’Oriente è rosso. In Giappone in verità il rosso è il colore del meridione e dell’estate, secondo un sistema cosmologico governato dalla geometria delle direzioni; i colori non sono descritti per il loro valore spettrografico, ma secondo un parametro emotivo. Dunque potremo avere un rosso iki (sofisticato) e un rosso shibui (discreto, misurato) o hannari (allegro, gioioso). Come sarà allora il rosso che imporpora la timidezza e la vergogna e nasce già da un sentimento? Qui c’è un esercizio quotidiano da sperimentare: leggere i colori come caratteri e magari trovare il loro numero Pantone. Ecco un rosso invidioso e un rosso triste o un rosso riservato e un rosso preoccupato.
Attraversando il mare e tornando verso Occidente ci si para davanti come uno stendardo millenario il rosso della Cina, colore positivo, legato alla gioia e alla fortuna; illumina le colonne di legno, le stoffe, gli oggetti e innanzitutto le lacche. Il rosso lacca è frutto dell’aggiunta di cinabro o di solfuro di mercurio alla resina ricavata da una pianta, il Rhus vernicifera: è il rosso vermiglio che si dondola incerto tra la porpora e l’arancio. Provate a dipingere in rosso un cucchiaio o una banana e non serviranno più a mescolare la zuppa nel coccio e a toglierci la fame, ma saranno parti di una storia da inventare e raccontare.
Il rosso per gli aborigeni australiani è il colore dei fichi selvatici, dei fiori, della sabbia e del fuoco, ma nella sua tonalità ruggine è il colore del Serpente Maschio e della guarigione; il rosso ocra è per le cerimonie. La porpora, nelle sue varie sfumature di viola, interpreta la mappa secondo le regole mutevoli della percezione: se più intensa, è la tinta delle montagne che si stagliano lontane, più scura è il colore delle montagne bagnate dalla pioggia. Una montagna rossa, Uluru, è il centro del continente: un monolite di minerale ferroso che deve all’ossidazione il suo colore. Ad ogni ora del giorno e in modo diverso in ogni stagione il rosso diventa oro, ocra, viola, bronzo, malva, granato, scarlatto, vermiglio.

Ayers Rock, Uluru, il monolito rosso nell’outback australiano.
Ayers Rock, Uluru, il monolito rosso nell’outback australiano.

Se spiegate davanti a voi una carta geografica e colorate di rosso lo spazio di una pacifica nazione dimenticata dalla storia, la Ruritania ad esempio, vi sembrerà di vederla all’improvviso correre alle armi, rivendicare un glorioso passato e spintonare le linee di confine dei vicini con una certa arroganza.
Nell’immaginario del cinema western e ancor prima in quello delle dime novel, i pellerossa erano per eccellenza la minaccia e suscitavano terrore: il rosso del sangue sull’immacolata virtù del pioniere. In verità, all’origine di questa definizione che ci pare oggi francamente razzista c’è una storia assai meno torva. Molti dizionari e libri di storia fanno risalire l’uso alla pratica degli indiani di dipingersi di ocra il corpo durante le cerimonie religiose. I Micmac ad esempio chiamavano per questo i Beothuk popolo rosso. Secondo lo storico Ives Goddard dello Smithsonian Institution di Washington l’uso della definizione uomini rossi è stato inaugurato dagli stessi nativi americani per differenziarsi dall’uomo bianco. La parola pellerossa è stata usata per la prima volta nel 1769 durante i negoziati tra il colonnello John Wilkins e la tribù dei Piankashaws e la sua diffusione più generale è dovuta al romanzo I pionieri di James Fenimore Cooper nel 1823, dove i nativi sono per altro considerati in maniera decisamente empatica. Hollywood poi ha decisamente cambiato le carte in tavola e il rosso è diventato cattivo per eccellenza.

Il colore della pelle è un segnale? Gli indiani non possono non essere pericolosi...
Il colore della pelle è un segnale? Gli indiani non possono non essere pericolosi…

Per fortuna nell’arte ha avuto maggior fortuna: Wand di Gerhard Richter, Grande rosso P18 di Alberto Burri, Quadrato rosso di Kazimir Malevi, Il grande busto rosso di Amedeo Modigliani, La danzatrice spagnola in abito rosso di Pierre-Auguste Renoir e il rosso negli affreschi di Pompei e il rosso di moltissime opere del pittore americano Mark Rothko. Proprio lui è il protagonista di una piece del drammaturgo americano John Logan intitolata appunto Red e a lui l’autore fa dire: “Amico mio, c’è una sola cosa che mi fa davvero paura nella vita… un giorno il nero inghiottirà il rosso”. Aiutiamo il rosso ad avere la meglio! In mano i pennelli.

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